Firenze S. M. Fiore

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Opera di Santa Maria del Fiore
Via della Canonica, 1
50122 Firenze
Telefono: +39 055 2302885
Fax: +39 055 2302898
Emailopera@duomo.firenze.it

Profilo dell’ente

 

L’Opera di Santa Maria del Fiore è stata fondata dalla Repubblica Fiorentina nel 1296, con la partecipazione delle autorità ecclesiastiche cittadine, per sovrintendere alla costruzione della nuova Cattedrale e del suo Campanile.

Dopo la consacrazione della chiesa, il 25 marzo 1436, e il completamento della struttura architettonica, il compito principale dell’Opera divenne quello di conservare e abbellire il complesso monumentale, al quale si aggiunsero formalmente nel 1777 il Battistero di San Giovanni e, nel 1891, il Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, istituito per accogliere le opere d’arte che, nel corso dei secoli, erano state rimosse dal Duomo e dal Battistero.

Attualmente l’Opera è soggetta, in quanto “fabbriceria”, alle Leggi Concordatarie del 1929 e 1984, in base alle quali è retta da un Consiglio di Amministrazione composto da sette membri, nominati ogni tre anni con decreto del Ministro dell’Interno e che provvedono a eleggere nel proprio seno il Presidente.

L’Opera si configura quale persona giuridica di diritto privato assoggettata a vigilanza prefettizia e, dal 1998 ha assunto natura di Onlus. Essa persegue, tra i suoi fini istituzionali, la tutelapromozione e valorizzazione, nelle funzioni religiosa, civile, culturale e storica, della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, nonché di tutti gli altri suoi monumenti e fabbricati.

Informazioni storiche

 

Risale al febbraio del 1296 la prima notizia sugli Operai di Santa Reparata, ufficiali eletti per amministrare i fondi stanziati dal Comune per il grande progetto edilizio della nuova Chiesa Cattedrale di Firenze.
In quella prima fase i sovrintendenti della nascente Opera del Duomo erano selezionati per metà dall’autorità comunale e per metà dal Vescovo, in sintonia con la compartecipazione laica ed ecclesiastica che caratterizzò gli anni iniziali dell’impresa.
Tuttavia, già all’inizio del XIV secolo, l’elemento civico ebbe il sopravvento non solo nel finanziamento, ma anche nella gestione del cantiere, che si cominciò a delegare alle Arti Maggiori della città, in alternanza fra loro, come da lungo tempo l’Arte di Calimala faceva per il Battistero. Finalmente, nel 1331, la Repubblica fiorentina stabilì che la corporazione dell’Arte della Lana assumesse il controllo esclusivo dell’Opera di Santa Maria del Fiore.

Il primo progetto della nuova Cattedrale fu del grande architetto e scultore Arnolfo di Cambio.
La pianta con absidi trilobate, a forma di fiore, rendeva omaggio alla città di “Fiorenza”.
Arnolfo e i suoi aiutanti avevano realizzato anche le sculture della facciata che doveva celare alla vista la Cattedrale più antica, Santa Reparata, ancora in funzione durante i lavori.
Rimosse nel 1587, e oggi in gran parte esposte nel Museo dell’Opera del Duomo, le sculture di Arnolfo rendono pienamente conto del percorso artistico del maestro, aggiornato sulle novità gotiche e impegnato nella definizione di un linguaggio plastico nuovo, di matrice classica, dalla forza essenziale e dall’eleganza sobria.

Dopo una lunga stasi dei lavori, seguita alla morte di Arnolfo, nel 1334 il Comune di Firenze affidò la direzione dell’impresa a Giotto, giunto all’apice della sua notorietà. Questi progettò il Campanile e sovrintese alla costruzione del primo ordine con l’aiuto di Andrea Pisano, che dal 1337, dopo la morte del maestro, ebbe l’incarico di proseguire i lavori. Nonostante le alterazioni di Andrea e poi del terzo capomaestro, Francesco Talenti, che portò a termine la costruzione, il Campanile risulta armonioso nell’alleggerimento delle superfici murarie verso l’alto, traforate da bifore e trifore. Il basamento venne decorato con un ciclo di formelle realizzate da Andrea Pisano e dai suoi collaboratori, tra i quali Maso di Banco e Alberto Arnoldi, secondo un programma di carattere enciclopedico che rappresenta la creazione dell’uomo e il suo percorso terreno verso la redenzione, attraverso la Genesi, le Arti Meccaniche e Liberali, le Virtù, i Pianeti, i Sacramenti, sotto la tutela di Profeti e Sibille.

Francesco Talenti si occupò anche della Cattedrale seguendo il definitivo progetto dei “maestri e dipintori”, che ampliava il disegno originario, così da conferire all’edificio una vastità di matrice classica senza confronti rispetto agli edifici gotici realizzati al di qua e al di là delle Alpi: solo Filippo Brunelleschi, che dal 1421 fu scelto come provveditore della Cupola, fu in grado di concludere, nella purissima geometria della grande volta, terminata nella sua struttura essenziale nel 1436, lo spazio così ampio della pianta. Secondo un gusto decisamente classico Brunelleschi progettò anche i tempietti semicircolari per l’esterno della Cupola, le “tribune morte”, e la lanterna sulla sommità: lavori che furono portati a termine dopo la sua morte, avvenuta nel 1446.

La facciata del Duomo, le sue quattro porte laterali e il campanile costituirono tra XIII e XV secolo un vero e proprio museo all’aperto della scultura fiorentina, nonché una sfida per gli artisti a ricercare nuove, personali soluzioni.
Il percorso di Donatello è legato in gran parte proprio alla sua attività per l’Opera di Santa Maria del Fiore, che lo impegnò dai suoi esordi.
Attraverso il “Profetino” per la Porta della Mandorla, poi il David in marmo (destinato a un contrafforte della Cupola e oggi conservato nel Museo del Bargello), infine il San Giovanni Evangelista per la facciata, Donatello stabilì i capisaldi della propria poetica e pose le basi della scultura rinascimentale.
Con la serie dei cinque Profeti e l’Abramo per il campanile, eseguiti a partire degli anni Venti e Trenta del Quattrocento, e con la Cantoria terminata nel 1439, propose la sua personalissima interpretazione dell’arte classica, sconvolta da una forza interiore che anima volti, panneggi, gesti, capigliature, esempio di libertà espressiva unita al rigore formale.
Lasciò infine un esempio della sua potenza creativa finale nella tardissima Maria Maddalena del 1453, una figura drammatica animata da un’energia puramente spirituale, ormai priva di qualsiasi traccia di idealizzazione classica, destinata al Battistero e conservata oggi nel Museo dell’Opera del Duomo.

Negli stessi anni altri grandissimi scultori fiorentini ebbero incarichi importanti. Nell’interno del Duomo, sopra le porte delle Sagrestie, al ritmo sfrenato della Cantoria di Donatello si contrapponeva la misura pacata della Cantoria, coeva, di Luca della Robbia, oggi entrambe nel Museo dell’Opera. Negli anni Quaranta Luca eseguì anche le due lunette in terracotta invetriata che coronano le porte delle Sagrestie e, durante gli anni Settanta, i rilievi dei battenti bronzei. In anni precedenti lo stesso maestro aveva completato il ciclo di formelle per il Campanile iniziato da Andrea Pisano.

All’inizio del Cinquecento l’Opera commissionò gli ultimi importantissimi lavori di scultura.
A Michelangelo nel 1501 venne affidata la realizzazione della statua del re David per un contrafforte della Cupola: ultimata nel 1503, l’opera fu giudicata di valore, non solo estetico ma anche concettuale, tale da essere collocata in Piazza della Signoria davanti al Palazzo dei Priori, l’attuale Palazzo Vecchio, quale simbolo della Repubblica Fiorentina.
Subito dopo Michelangelo ebbe l’incarico dell’intero ciclo dei dodici Apostoli, destinati alle nicchie nei pilastri sotto la Cupola, ma lavorò soltanto al San Matteo.
La scultura, di impressionante forza espressiva, rimase incompiuta e oggi si trova nel Museo dell’Accademia.
Dopo la partenza per Roma di Michelangelo, l’incarico delle sculture degli apostoli fu affidato durante il secondo decennio del Cinquecento a Jacopo Sansovino, Andrea Ferrucci, Baccio Bandinelli e Benedetto da Rovezzano.

Presso il Museo dell’Opera del Duomo si trova la Pietà, che Michelangelo aveva scolpito a Roma per la propria sepoltura, senza condurla a termine: acquistata dallo scultore fiorentino Francesco Bandini nel 1561, fu poi collocata all’interno del Duomo nel 1722, dove è rimasta fino al 1981.
Nel corso del XVI secolo anche l’Opera del Duomo, come tutte le istituzioni fiorentine, andò perdendo la propria autonomia per essere subordinata al controllo diretto da parte del Granduca.
L’Opera ebbe dunque un ruolo più marginale nelle scelte relative alle ultime grandi imprese decorative della Cattedrale, alle quali tuttavia sovrintese: l’allestimento del coro e dell’altare maggiore per mano di Baccio Bandinelli (1547-1572) e la decorazione della Cupola iniziata da Giorgio Vasari e conclusa nel 1579 da Federico Zuccari, nella più totale aderenza ai dettami della Controriforma.
Fu tanto più estranea all’Opera di Santa Maria del Fiore e allo spirito che l’aveva sempre guidata la decisione del granduca Francesco I, nel 1587, di abbattere l’antica e venerata facciata eseguita su progetto di Arnolfo di Cambio e rimasta incompiuta. Modelli e disegni per la nuova facciata furono preparati dagli artisti cittadini durante lo scorcio del XVI secolo e nel seguente (oggi sono presso il Museo), ma la nuova facciata venne realizzata solo nel 1887 su disegno di Emilio De Fabris.


Organigramma

 Presidente: Luca Bagnoli
 Consiglieri: Sergio Givone – Giacomo Manetti – Domenico Mugnaini – Antonio Natali – Andrea Simoncini – Vincenzo Vaccaro
 Direttore Generale: Lorenzo Luchetti